“Tra dolori e corsetti ero quasi in grado di fare una vita normale”

Fiori, farfalle, acconciature, balze pizzi e merletti: chi l’ha detto che anche Frida Kahlo non ha un lato chic?

Il suo stile unico e inconfondibile ispirò perfino Elsa Schiapparelli che le dedicò un’abito la Robe Madame Rivera.

Frida Kahlo sceglieva abiti e gioielli con cura. Nel suo “Autoritratto con collana” (1933) indossa una vistosa collana di perle di Giada, simbolo di bellezza, gioia, vita e fertilità nella cultura precolombiana. Comunica attraverso le acconciature dei suoi capelli, utilizzandoli come simbolo della sua relazione con Diego. Nell’autoritratto “Autoritratto con treccia” (1941) realizzato dopo la riconciliazione con Diego formano il segno dell’infinito. Nel suo “Autoritratto come una Tehuana” (1943) si dipinse con il costume tipico della messa della domenica delle donne tijuana, una società matriarcale dove le donne pur occupandosi della famiglia, producono e vendono i loro costumi contribuendo all’aspetto economico della società.

I suoi quadri non sono solo spine, lacrime e sofferenza sanguinante. Guardate un po’ la femminilità dei suoi ritratti. La femminilità di una donna davvero singolare.

Gracile, bruttina, con un vistoso monociglio, il suo principe azzurro è un “panzón”! Decisamente anticonformista, non rispecchia i canoni con le quali siamo cresciute, eppure c’é qualcosa in lei che ci incuriosisce e ci appassiona oltre la sua travolgente creatività. Un po’ perché è un’icona, un po’ perché è “di moda”, un po’ perché a Milano c’é una mostra dedicata a lei che non bisogna perdersi.

Proprio la sua presenza al Mudec mi ha fatto riflettere sulla sensibilità di questo volto con i fiori incastonati fra le trecceFrida apparentemente rappresenta un mondo lontano dalle dame spensierate di cui amo circondarmi, ma siamo sicuri che sono poi così diverse?

Io ho visto semplicemente una bellissima Donna. Ribelle e anticonvenzionale, ma una donna con la voglia di innamorarsi, di essere amata, con il desiderio di maternità e di serenità.

“Dipingo me stessa perché trascorro molto tempo da sola e perché sono il soggetto che conosco meglio”.

Costretta a letto dopo un grave incidente, Frida nelle sue opere ha esternato con grande impatto tutta la sua grande sofferenza, ma nonostante l’immenso dolore causato dalle sue disgrazie non si è mai arresa. Ha trasformato il suo tormento in qualcosa di bello, nel suo punto di forza.

“Non sono malata. Sono rotta. Ma sono felice, fintanto che potrò dipingere”

All’incolmabile e immenso vuoto del soffitto ha preferito uno specchio dentro il quale guardare, capire e ricostruire la sua rinascita. Ha afferrato il suo mondo e ne ha fatto un lavoro che l’ha resa una donna indipendente, nonostante le sue condizioni di salute.

“La pittura mi riempì la vita. Persi tre figli e un’altra serie di cose che avrebbero dato un senso alla mia vita orribile. Tutto questo fu sostituito dalla pittura. Io credo che il lavoro sia la cosa migliore”.

In qualche modo bisogna sopravvivere e superare i momenti difficili, affrontare il dolore e afferrare con grinta la voglia di ricominciare.

Dedico a lei questo giorno della festa della donna: alle donne che sembrano tanto diverse, ma dalle quali abbiamo sempre qualcosa da imparare perché forse in fondo non siamo poi così diverse. Perché la bellezza, la sensibilità, la femminilità hanno tanti colori, tutti da celebrare. Dedico questo giorno alle Frida Kahlo dai colori accesi, dai colori pastello, dai bianco e nero.

Dedico questo giorno a tutte le Frida che vogliono rinascere.

“Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.” Frida Kahlo

“Frida. Oltre il mito” Al Mudec di Milano dal 1 Febbraio al 3 Giugno 2018 non perdetevi la mostra dedicata a questa grande artista. Ecco il link dove trovare tutte le info http://www.mudec.it/ita/frida/

L’esposizione inizia con la bellissima animazione della vita di Frida illustrata, tratta dalla graphic novel “Frida. Operetta amorale a fumetti” di Vanna Vinci. Inutile dirvi che sono rimasta seduta per guardarla più volte. Un dialogo autobiografico tra Frida e la morte, quest’ultima raffigurata come la Calavera Catrina di Diego Rivera, una dama tutta in nero e con il cappello a piume rosa, adoro! adoro! adoro!

La Calavera Catrina (Scheletro Elegante e ben vestito) è un personaggio creato dall’illustratore messicano José Guadalupe Posada tra il 1910 e il 1913, come caricatura della classe privilegiata che rinnegava le origini indigene ispirandosi all’aristocrazia Europea tra fine ‘800 e primi del ‘900.

Nel 1947 Diego Rivera, marito di Frida Kahlo, le dona maggiore notorietà raffigurandola nel grande murale autobiografico Sogno di una domenica pomeriggio lungo Alameda centralea città del Messico, proprio inserendola al centro di fianco a Frida, a un Diego bambino e a Posada.

Se volete saperne di più sullo stile di Frida non dovete perdervi il prossimo appuntamento dal 16 Giugno 2018 fino al 4 Novembre l’inaugurazione della mostra al Victoria and Albert Museum di Londra.

Troverete un’intero guardaroba: gli abiti, i gioielli e i corsetti che insieme ai suoi dipinti hanno costruito un’icona di stile.

Che dite, non abbiamo un’ottimo motivo per fare un salto nella capitale inglese?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*