Ecco come la profezia di una zingara trasformò una comune ragazza della Piccardia nell’ambiziosa modista che rivoluzionò per sempre il mondo fashion e conquistò il titolo di Ministro della Moda della Corte di Versailles. Per la rubrica de “Le Illustrissime” scopriamo insieme la storia di Mademoiselle Rose Bertin

Rose Bertin Van Loo

La profezia di Rose Bertin

Tutto iniziò nel 1753, quando una ragazzina di 9 anni, incuriosita dall’arrivo di una zingara nella città di Amiens, decise che avrebbe dovuto conoscere il suo destino tramite le profezie della donna. La zingara venne arrestata, ma questo non fermò la piccola Marie Jeanne che dimostrò fin da subito la sua notevole caparbietà. I genitori non le avrebbero mai dato del denaro per una cosa del genere, ma lei testarda, con la scusa di pranzare fuori casa, sopportò i morsi della fame e corse alle sbarre del piano rialzato della prigione, dove in punta di piedi barattò le vivande preparate dalla madre per il pasto, in cambio del curioso servizio.

La zingara dopo aver scrutato bene le pieghe della sua manina disse:

Oh bambina mia! Voi farete una grande fortuna: porteranno il vostro mantello a corte”

Da quel giorno quelle parole non smisero più di lavorare sua testolina e tanto fece finché la profezia si avverò!

Marie-Jeanne Rose Bertin nacque il 2 luglio 1747 in Piccardia nel nord della Francia. Nonostante le umili origini, ricevette una buona istruzione e impararò a leggere e a scrivere. La quotidianità di Abbeville ruotava intorno al commercio e all’industria del tessile. La piccola apprendista dimostrò fin da subito notevoli doti e appena il padre morì, spinta da una grande ambizione partì verso la capitale in cerca di fortuna.

Pallida, con le gote colorite, il viso irregolare, il doppio mento e qualche chilo di troppo, non era una fanciulla particolarmente graziosa, ma era una gran lavoratrice, dotata di un incredibile buon gusto. Con grande abilità sapeva disporre pompons, garze, fronzoli, piume, nastri, fiori e trofei galanti tra i capelli delle dame.

Dopo un primo impiego presso una boutique di Gesvres, finalmente giunse a Parigi presso “Au Trait Galante” di Mademoiselle Pagelle, una vera istituzione nel commercio della moda dell’epoca, nell’elegante Rue de Saint’Honoré.

Nel mio lavoro ci metto tanto “Sentiment”

acconciatura Ques-à-co

In breve tempo il suo talento conquistò le dame più facoltose sino ad ottenere la protezione della duchessa di Chartres, la più ricca ereditiera di Francia, futura madre del re Luigi Filippo e sposa del duca di Orléans. Per lei disegnò uno scintillante abito di nozze argentato. Fu talmente apprezzato che il passaparola garantì alla giovane Marchande de Modes un’ottima pubblicità, permettendole l’apertura di una boutique tutta sua nella prestigiosa Rue de Saint Honoré: “Au Grand Mogol”.

Con il suo nuovo nome d’arte “Rose”, cominciò a scatenare liberamente la sua creatività. Come una vera artista si lasciava ispirare dall’estro, dal gusto e dal capriccio del momento per realizzare le sue opere, soprattutto le eccentriche acconciature. Il 26 marzo 1774 cominciò con il “Quèsaco”, ovvero un pennacchio di piume che le giovani donne portavano dietro la testa. Il 26 aprile 1774, solo un mese dopo, lo aveva già soppiantato con una nuova creazione: il “Pouf aux Sentiment”. Pouf per la confusione di oggetti che poteva contenere, aux sentiments perché questi oggetti raccontavano una storia legata ai sentimenti della vita della dama.

La duchessa di Chartres che abitava di fronte al Palais-Royal, a pochissimi metri da “Au Grand Mogol” fu la prima a presentarsi con la sua “biografia” sulla testa. Rose, che si occupava della sua toilettes, realizzò per lei un pouf che incorniciava il suo pappagallo e il figlio Louis-Philippe in braccio alla balia, decorato con diverse ciocche di capelli appartenenti al marito, a suo padre e al suo patrigno.

La contessa di Chartres

“Mademoiselle Rose, voglio fare la vostra fortuna. Conosco il vostro attaccamento a me e desidero ricompensarvi. Il Delfino di Francia sta per prendere moglie … io chiederò di scegliervi come consigliera di moda e fornitrice del guardaroba della principessa.” Duchessa di Chartres – 1770

Rose in piena estasi e riconoscenza, cercò immediatamente i fondi per accrescere le sue forniture, di li a breve le furono commissionati gli abiti che la Delfina avrebbe indossato a Strasburgo (1770), durante la cerimonia di passaggio dal regno austriaco a quello francese.

Il 10 maggio 1774, Luigi XV morì di vaiolo. I nuovi sovrani, Luigi XVI e Maria Antonietta, nonostante la vaccinazione, il 20 giugno si trasferiscono al castello di Marly per precauzione. Fu in questo primo viaggio che la duchessa di Chartres presentò Rose Bertin alla nuova regina.

Allerta Spoiler: nuovo outfit della regina!

Rose Bertin, che aveva già conquistato le femmes de qualité con le sue proposte innovative e provocatrici, grazie a Maria Antonietta innescò una vera e propria rivoluzione nel mondo della moda, gettando le basi di quello che un giorno sarebbe diventato l’haute couture. Segnò il passaggio dall’artigianato all’arte.

L’Autrichenne, che giunse dall’Austria con uno stile elegante ma semplice, fece della moda una delle sue principali occupazioni. Maria Antonietta fino a quel giorno non aveva sviluppato un suo gusto per la toilette. Rose come un’artista le proponeva le sue audaci idee e la regina le trasformava in tendenze all’ultimo grido.

Mercante di moda – Boucher

Tutte dovevano esibire al più presto lo stesso abito, la stessa acconciatura vertiginosa o lo stesso accessorio che sua maestà sfoggiava con grande fascino. Le dame più facoltose, ma anche le più modeste, cominciarono a spendere cifre esorbitanti, alcune perfino indebitandosi, andando contro il giudizio di mariti e madri tradizionaliste che accusarono la regina di aver rovinato una generazione di dame francesi.

La “Divina Bertin”, arrogante ed altezzosa, vestita nel suo Caraco elegante, ricevette le gran dame seduta su una chaise longue, degnandosi a mala pena di salutarle con una leggera inclinazione del capo. Queste facevano a gomitate per ammirare la sua arte ed avere un’anteprima dei modelli in preparazione per la regina, che naturalmente potevano essere indossati solo dopo di lei.

Shopping “Au Grand Mogol”

“Au Grand Mogol”, aprì nel 1770 in Rue de Saint-Honoré, ma nel 1789 si trasferì al civico 26 di Rue de Richelieu, vicino al Teatro di varietà. Una mossa tattica visto che gli spettatori, terminato lo spettacolo, potevano fermarsi davanti alle vetrine a contemplare le ultime novità.

Negozio di Marchande de Mode del XVIII secolo

L’insegna

Un’interminabile fila di carrozze stazionavano ininterrottamente di fronte “Au Grand Mogol” alla cui insegna fu aggiunta con grande orgoglio la dicitura “MARCHANDE DE MODES DE LA REINE” a caratteri cubitali affinché si potesse leggere bene da lontano.

Una commessa accoglieva le dame all’ingresso, guidandole in questo luogo di delizia riccamente decorato. Boiserie in legno con decori dorati, grandi specchi e lampadari in cristallo di Bohemia. In una cornice raffinata e di gran classe si potevano ammirare il ritratto di Rose Bertin, affiancato da quello della regina e di tutte le teste coronate che servì e di cui poté ricevere la protezione.

Atelier di un piumaio del XVIII secolo

Nell’atelier vi trovarono impiego almeno una trentina di dipendenti, sotto la direzione della responsabile Mademoiselle Véerchand. “Au Grand Mogol” forniva un servizio completo, per questa ragione si avvalse di centoventi fornitori tra cui, commercianti di stoffe per l’acquisto dei tessuti, sarti per la confezione, ricamatrici per i dettagli.

Inoltre Cappellai, piumai, fioristi, fabbricanti e commercanti di nastri, di pizzi, di garze e di pellicce, calzolai, guantai, venditori di perle, gioielli e metalli, quest’ultimi indispensabili per la creazione delle strutture sulle quali venivano montate le acconciature.

“Au Grand Mogol” era una boutique dai prezzi esorbitanti che, oltre al prestigio di esser il primo fornitore di sua Maestà, poteva vantare l’incredibile bravura di Rose Bertin. Nessun’altra era in grado di creare e decorare abiti e acconciature come lei! A chi le rimproverava i prezzi troppo alti, rispondeva che “a Vernet vengono pagati solo la tela e i colori?”

Fashion Victims di tutta Europa venite a me!

Rose Bertin non era solo la modista della regina, vestiva anche i figli e gli altri membri della famiglia reale. Tra la sua clientela vi erano duchesse, marchese e contesse, oltre alle star del teatro, della musica e della danza che abbigliava sia sul palco che fuori dalle scene. La moda diede una spinta al teatro e il teatro favorì la moda. Fornì scrittrici, filosofe e artisti quali Madame Vigèe-Lebrun e Greuze. La boutique di Madame Bertin servì esclusivamente una clientela femminile, salvo qualche eccezione e qualche marito in cerca di un regalo.

Le testimonial

“Au Grand Mogol”, come tutte le boutique della rue Saint-Honoré, utilizzò le bambole della moda, per pubblicizzare le proprie creazioni. Queste bambole con indosso i suoi abiti facevano il giro dei regni d’Europa (soprattutto quella russa) come vere ambasciatrici, per stuzzicare le principesse e il loro seguito.

Il loro scopo non era solo quello di ingolosire le dame straniere, ma servivano anche da istruzioni per la vestizione che i complessi abiti del tempo richiedevano.

Il packaging

Per l’esportazione delle preziose merci, la Marchand de Modes si appoggiò ad un fornitore di imballaggi. Gli abiti e gli accessori vennero spediti in grosse cappelliere rotonde in cartone e grandi scatole, che venivano riempite con la paglia e chiuse con della corda. Esternamente venivano ricoperte di un tessuto cerato impermeabile, per garantire una maggiore protezione.

Pandora: le bambole della moda

Maria Antonietta, durante la sua infanzia alla corte viennese, amava giocare con le bambole e trascorreva il tempo ad adornarle. Ne abbiamo testimonianza nel disegno realizzato nel 1762 dalla sorella maggiore l’arciduchessa Maria Cristina, che ritrae la famiglia reale in una colazione intima nel giorno di San Nicola.

Tutti i dettagli richiamano ad una rilassata atmosfera domestica, eccetto la piccola Maria Antonietta che all’età di sette anni gioca con una bambola indossando la robe à la française (l’abito che si indossava alla corte di Versailles nelle grandi occasioni).

Bambola Pandora conservata al Victoria and Albert Museum

Al compimento del tredicesimo anno d’età della futura delfina, arrivarono alla Hofburg una serie di bambole abbigliate secondo le ultime tendenze parigine, allo scopo di preparare il corredo per il suo ingresso alla corte francese.

Queste bambole chiamate Poupée de Mode, nient’altro erano che i precursori degli attuali manichini. Si diffusero nelle corti europee nel XVI secolo, ma alcune testimoniante riferiscono che già dal 1300, delle grandi bambole complete di un intero guardaroba viaggiavano per il vecchio continente provenienti da quella parigina.

Nella Venezia del XVI secolo era possibile trovare delle bambole chiamate “Piavola de Franza”, ovvero le Bambole di Francia che avevano proprio lo scopo di mostrare gli ultimi modelli francesi.

Fu nel XVIII secolo che queste bambole della moda conobbero il maggior successo. Maria Antonietta chiese a Rose Bertin di vestire le bambole “Pandora” destinate alla madre e alle sorelle nelle diverse corti d’Europa. Queste bambole rappresentavano principalmente due tipi di abbigliamento: le Petit Pandora per gli abiti da giorno “En Déshabille” e le Grand Pandora per quelli da sera “En Grand Toilette”. Costruite su una struttura in legno, in cera e porcellana, erano veri e propri corrieri della moda che rimasero in voga fino alla diffusione delle prime riviste di moda.

Non siam mica qui a pettinare le bambole

Maria Antonietta, divenuta regina cominciò ad occuparsi della vita mondana della corte. Ogni settimana si organizzavano serate danzanti, balli in maschera, rappresentazioni teatrali e tutto questo richiedeva un guardaroba parecchio ampio e vario.

Ogni mattina, la gran maestra del guardaroba, presentava alla regina il registro del guardaroba, dal quale sceglieva l’outfit della giornata, appuntando con uno spillo il campionario di stoffe degli abiti contenuti nel suo guardaroba.

Maria Antonietta era molto capricciosa ed esigente, così la modista per servirla tempestivamente fu costretta a prendere un appartamento a Versailles. La Marchande de Modes veniva ricevuta due volte a settimana nel Cabinet de la Méridienne, per disquisire di moda e dar vita alle più strabilianti creazioni. Si passò dagli abiti sontuosi sorretti dalle strutture come corset e panier, a quelli in stile campestre in mussola bianca e a quelli per la gravidanza.

Questa donna comune che entrò in intimità con la regina e poté essere ricevuta nei suoi appartamenti privati, indispettì i anche nobili che invece vennero allontanati dalla sovrana in cerca di privacy perché soffocata dall’estenuante etichetta.

La routine di corte era scandita dall’etichetta. Ogni nobile aveva un compito in base alla sua posizione. Nella giornata dei sovrani c’erano due momenti che richiamavano l’attenzione e nel quale potevano rendersi utili pavoneggiandosi: l’élève (il risveglio) e il coucher (il coricarsi) dei reali.

Tutte ricorderete la scena del film di Sofia Coppola, dove Maria Antonietta infreddolita e nuda in mezzo alla stanza gelida, aspetta che la dama presente con la carica superiore le infili la camicia, ma puntualmente bussa alla porta quella di rango superiore e bisogna aspettare che sfilandosi i guanti si decida a mettergliela.

Capite che non aveva poi tutti i torti a voler abolire queste usanze così bizzarre! Potevano accedere alla sua camera per servirla un numero di dame incaricate in abito di corte, la dama d’onore e la prima guardarobiera. Maria Antonietta abolì tutta questa pompa magna inutile, semplificando perfino i suoi appartamenti durante la ristrutturazione. Consentì l’accesso solo ad una ristretta cerchia di persone scelte, e non in base al rango sociale.

L’Illustrissima di Madame Framboise

L‘uscita di scena della Marchande de Modes

Rose Bertin servì la sovrana per una ventina d’anni, seguendola fino in carcere, seppur con ordini più contenuti. Durante il regime del terrore venne accusata di essere la causa delle folli spese della regina. Bruciò fatture e registri e si giustificò facendo credere che non vi fosse alcun rapporto di amicizia, ma esclusivamente professionale. Nel 1793 si trasferì in Inghilterra, dove continuò a lavorare per l’aristocrazia che era riuscita a fuggire dalla Francia.

Nel 1794 rientrò in patria. Poté recuperare le sue proprietà affermando che si trovava all’estero con regolare permesso e per motivi di lavoro, ma non riuscì a riappropriarsi del successo di cui godeva prima dello scoppio della rivoluzione. Lavorò ancora per qualche anno e poi lasciò tutto in mano ai nipoti ritirandosi nella sua dimora di Épinay-sur-Seine, dove morì il 22 settembre 1813.

“Non c’è nulla di nuovo tranne ciò che è stato dimenticato” 
– Rose Bertin

Mademoiselle Bertin dedicherà tutta la sua esistenza alla sua più grande passione: la moda. Rivoluzionò un mestiere che sino a quei tempi era una prerogativa maschile, rappresentando un esempio femminile di grande indipendenza. Non si sposò e non ebbe figli, solo così poté diventare a quell’epoca una grande donna d’affari.

Se vuoi scoprire qualche simpatica curiosità su questa Illustrissima puoi andare qui “Come creare una Moodboard color Pulce” oppure qui “Come creare una moodboard con il color Caca Dauphin”

Ti aspetto nel prossimo viaggio per scoprire quale sarà la nuova Illustrissima della corte di Versailles.

À bientôt Madame Framboise

Come si sarebbero sbizzarriti a corte nel settecento se avessero avuto un Social Network tutto per loro? 

Qui puoi saperne di più sul mio progetto illustrato dedicato alla stravagante community di InstaVersailles nel XVIII secolo! Le Influencer della cerchia di Maria Antonietta saranno le protagoniste di questo spiritoso e immaginario social network

Mi sono ispirata ai tessuti della regina della moda, per disegnare questo PATTERN floreale a base di roselline e colori pastello. Che dite Rose Bertin lo avrebbe usato per una della sue strabilianti creazioni?

Bibliografia: se vuoi approfondire la lettura su Rose Bertin ti consiglio i seguenti libri:

  • Rose Bertin – Couturière de Marie-Antoinette – Michelle Sapori
  • La sarta di Maria Antonietta – Memorie di Rose Bertin
  • Maria Antonietta – Antonia Fraser
  • Queen of Fashion – Caroline Weber
  • La vita segreta di Maria Antonietta – Madame Campan

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